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Giovan Battista Marino

Amori

 

1 - Cantatrice crudele

O tronchi innamorati

o sassi che seguite

questa fera canora

ch'agguaglia i cigni e gli angeli innamora

ah fuggitefuggite:

voi prendete da lei sensi animati;

ella in se stessa poi

prende la qualità che toglie a voi

e sorda e duraahi lasso

diviene ai preghi un troncoai pianti un sasso.

 

2 - Poeta che canta

Qualor sì dolcemente

caro Selvaggioa la mia Lidia avanti

rime amorose canti

novo Anfion ti credo e fra me dico:

s'Amor costei non sente

orche sente quel dolce

cantar che l'aria molce

pietra non èche s'ella fusse pietra

senso torria da sì soave cetra.

 

3 - Chiome sciolte

Mentre ch'al'aureo crine

il vel madonna toglie

e le chiome divine

per maggior pompa al sol tepido scioglie

Amor le fila accoglie

e d'esse in mille modi

tesse al mio cor le retiordisce i nodi

ch'avolto grida in sì ricco lavoro:

O che bella prigiontra lacci d'oro.

 

4 - Errori di bella chioma

O chiome errantio chiome

dorateinnanellate

o come belleo come

e volate e scherzate:

ben voi scherzando errate

e son dolci gli errori

ma non errate in allacciando i cori.

 

5 - Rete d'oro in testa della sua donna

Porta intorno madonna

lacci a lacci aggiungendo ed oro ad oro

d'aurea prigion l'aurea sua chioma avolta.

Alma libera e sciolta

fra quel doppio tesoro

ove n'andraiche non sii presa alfine

s'ella ha rete nel crine e rete è il crine?

 

6 - Nel medesimo suggetto

Dal zoppo genitore

appreso hai forse l'arte

d'ordir le retiindustre fabro Amore?

Ecco le trecce bionde

pur dianzi al'aura sparte

ricca rete gentil lega ed asconde.

Ma se' mastro migliore

(sannol tua madre e Marte)

ed han le reti tue forza maggiore:

quelle stringono il corpo e queste il core.

 

7 - Lontananza consolata

Vita miadi te privo

sai tu com'io son vivo?

Poiché mi manca il vero

ti formo col pensiero

e ti parlo e t'adoro

e mirando l'imagine non moro.

 

8 - Nel medesimo suggetto

Mentre lunge ti stai

da medolce ben mio

o bel ritratto che di te serb'io!

Questo ognorse nol sai

vaneggiando vagheggio

vagheggiando vaneggio.

Qual la pittura siachi sia 'l pittore

forse cercando vai?

L'imagine se' tula tela il core

il pennello lo straleil fabro Amore.

 

9 - Nel medesimo suggetto

Or che da temio bene

Amor lunge mi tieneil pensier vago

spesso innanzi mi pon l'amata imago.

E qual ape ingegnosa

quindi un giglio talorquinci una rosa

scegliendo a suo diletto

rappresentar mi sole

ne le più belle forme il caro oggetto;

e spesso mostra al corch'egro si dole

la tua beltà nel Cielgli occhi nel Sole.

 

10 - Anfione di marmo

Quel musico tebano

lo cui soave canto

ale pietre diè vita

or son di pietra imagine scolpita.

Ma benché pietraio vivoio spiroe 'ntanto

così tacendo io canto.

Or ceda ogni altra il pregio ala tua mano

fabro illustre e sovrano

poich'animar la pietra

sa meglio il tuo scarpel che la mia cetra.

 

11 - Nel medesimo suggetto

Non è di vita privo

non è di spirto casso

quest'Anfion di sasso

anzi sì vive e spira

chese 'l plettro movesse insù la lira

quand'ei non fusse vivo

la sua stessa armonia

avivar lo poria.

 

12 - Donna bella e crudele

Amorcom'esser può che per mia doglia

chiuda un tenero seno anima alpina?

Com'è che si nasconda e si raccoglia

mente infernal sotto beltà divina?

Sì bella guancia con sì cruda voglia

sembra cinta di fior tana ferina;

sì fero core in sì leggiadra spoglia

è qual vipera in rosa o rosa in spina.

Chi crederà che Morte empia si celi

in angelico sguardo? e che 'n un riso

dolce il pianto e 'l dolor si copra e veli?

Potrò ben dirs'un mansueto viso

esser ministro dee d'opre crudeli

ch'abbia ancor le sue Furie il Paradiso.

 

13 - Inferno amoroso

Donnasiam rei di morte. Errastierrai;

di perdon non son degni i nostri errori.

Tuch'aventasti in me sì fieri ardori;

ioche le fiamme a sì bel sol furai.

loch'una fera rigida adorai;

tuche fosti sord'aspe a' miei dolori.

Tu nel'ire ostinataio negli amori.

Tu pur troppo sdegnastiio troppo amai.

Or la penalaggiù nel cieco Averno

pari al fallo n'aspetta. Arderà poi

chi visse in focoin vivo foco eterno.

Quivi (s'Amor fia giusto) amboduo noi

al'incendio dannatiavrem l'inferno:

tu nel mio coreed io negli occhi tuoi.

 

14 - Beltà crudele

E labra ha di rubino

ed occhi ha di zaffiro

la bella e cruda donna ond'io sospiro.

Ha d'alabastro fino

la man che volge del tuo carro il freno

di marmo il seno e di diamante il core.

Qual meravigliaAmore

s'a' tuoi stralia' miei pianti ella è sì dura?

Tutta di pietre la formò natura.

 

15 - Seno

O che dolce sentier tra mamma e mamma

scende in quel bianco sench'Amor allatta!

Vago mio corqual timidetta damma

da' begli occhi cacciatoivi t'appiatta;

dal'ardorche ti strugge a dramma a dramma

schermo ti fia la bella neve intatta:

neve ch'ognor dala vivace fiamma

di duo soli è percossa e non disfatta.

Vattene purma per la via secreta

non distender tant'oltre i passi audaci

che t'arrischi a toccar l'ultima meta;

raccogli solcultor felicee taci

in quel solco divin (se 'l vel nol vieta)

da seme di sospir messe di baci.

 

16 - Seno

Da duo candidi margini diviso

apre quel sench'ogni altro seno aborre

con angusto canalche latte corre

una via che conduce in paradiso.

Non osa alcunche non rimanga ucciso

in quel fonte vital le labra porre

ché quinci e quindi alabastrina torre

guarda in duo vivi scogli Amore assiso

evolando talor spedito e lieve

su quell'alpi d'avorioaventa e scocca

strali di foco involti entro la neve;

ondementr'ivi a un punto ed arde e fiocca

con amara dolcezza insieme beve

assenzio il core e nettare la bocca.

 

17 - Occhi

Occhis'è ver ch'uom saggio

le chiare luci pote

signoreggiar dele celesti rote

a me perché non lice

posseder voivoi luminose e belle

nate a un parto col solterrene stelle?

Astrologia felice

se potessibaciando un vostro raggio

dirvi: "Più non vi temo infausti e rei:

occhivoi siete miei".

 

18 - Occhi

Occhi dela mia vita

se dentro 'l cor mi state

voi pur le fiamme ond'ardo ognor mirate.

Itene dunque e raccontate a lei

i gravi incendi miei.

Deh nomeco restate

occhiperò che 'l core

per voi sol vive e senza voi si more.

 

19 - Occhi

Luci belle e spietate

gli sguardi che girate

o di sdegno o d'amor son sempre eguali:

omicidi e mortali;

perché s'altrui mirate

colme d'ira e d'orgoglio

uccidete d'affanno e di cordoglio

e se pietose ancor vi rivolgete

di dolcezza uccidete.

 

20 - Occhi

Chi vuol vederchi vuole

vederamantial mezzodì più chiaro

le stelle in fronte al sole

venga a mirar del'idolo mio caro

gli occhionde 'l sole ha scorno:

che portan notte altruimentre fan giorno.

 

21 - Occhi

Luci serene e liete

ond'ha la luce il soll'azzurro il cielo:

se del zaffiro è naturale il gelo

come l'alme accendete?

O vie più di Neron perfide e felle

luci crudeli e belle

ch'amor non conoscete

e con fiamme amorose il mondo ardete!

 

22 - Sguardo

Altra mercè giamai

ch'esser da voi mirato io non bramai

occhi avari e superbie voi 'l negaste.

Al fin pur mi miraste

e se turbato il bel guardo sereno

ver me volgestealmeno

pur negar non potete

che mirato m'avete.

 

23 - Occhi e mammelle

Miro i vostr'occhi belli

donnae rimiro le leggiadre mamme

queste di latte e quelli

fabricati di fiamme.

Dico poi sospirando in doppia arsura:

"Non devea por Natura

per rischiarar da sì sereni poli

duo mondi di beltà men di duo soli".

 

24 - Bella schiava

Nera sìma se' bellao di Natura

fra le belle d'Amor leggiadro mostro.

Fosca è l'alba appo teperde e s'oscura

presso l'ebeno tuo l'avorio e l'ostro.

Or quandoor dove il mondo antico o il nostro

vide sì viva maisentì sì pura

o luce uscir di tenebroso inchiostro

o di spento carbon nascere arsura?

Servo di chi m'è servaecco ch'avolto

porto di bruno laccio il core intorno

che per candida man non fia mai sciolto.

Là 've più ardio solsol per tuo scorno

un sole è natoun sol che nel bel volto

porta la notteed ha negli occhi il giorno.

 

25 - Donna vestita di nero

Cinto di fosche e tenebrose bende

di nero manto e di funesto velo

veggio rotar per l'amoroso cielo

quel sol che solo i miei desiri accende.

Lo mio cor che da lui virtù sol prende

qual fiore oppresso da notturno gelo

cade languido e moreo quasi stelo

cui gelid'ombra o fero turbo offende.

Ed a ragion chi del suo sole ognora

per la luce vital convien che viva

per l'eclisse mortal convien che mora.

Se sole è del mio cor chi 'l cor m'aviva

e 'l mio cor vive sol nel sol ch'adora

chi gli offusca il suo soldi vita il priva.

 

26 - Amor secreto

Ardi contento e taci

o di secreto amore

secretario mio core.

E voi sospiritestimoni ascosi

de' miei furti amorosi

che per uscire ador ador m'aprite

le labraah non uscite

ch'ai saggioimèdel'amorosa scola

il sospiro è parola.

 

27 - Gelosia

Vecchio importunche 'l rozzo labro irsuto

sporgi al labro di leich'io prego invano

onde con Citerea sembri Vulcano

ed ella par Proserpina con Pluto

e mentre curvo e pallido e barbuto

accosti al bianco sen la rozza mano

passero insieme e cignoascondi insano

giovinetto pensiero in pel canuto

fuggiah fuggi meschinné tanto possa

quel desirche t'innebria i sensi sciocchi

e che t'empie d'ardor le gelid'ossa.

Sai ch'alberga la morte in que' begli occhi

e tu che 'l piè su l'orlo hai dela fossa

in vece di fuggirla stringi e tocchi.

 

28 - Lontananza

Ove ch'io vadaove ch'io stiatalora

in ombrosa valletta o 'n piaggia aprica

la sospirata mia dolce nemica

sempre m'è innanzionde convien ch'io mora.

Quel tenace pensier che m'innamora

per rinfrescar la mia ferita antica

l'appresenta a quest'occhi e par che dica:

io da te lungee tu pur vivi ancora?

Intanto verso ognor larghe e profonde

vene di pianto e vò di passo in passo

parlando ai fiorial'erbeagli antrial'onde;

poscia in me tornoe dico: ahi folleahi lasso;

e chi m'ascolta qui? chi mi risponde?

Miserche quello è un troncoe questo è un sasso.

 

29 - La lontananza

È partito il mio bene

ho perduto il mio core. Oimèqual vita

in vita or mi sostene?

Lassocom'è rimaso

fosco il solnegro il cielo!

Il dì giunto al'occaso

amor fatto è di gelo.

Duro partirche m'hai l'alma partita

chi ti disse partire

devea con più ragion dirti morire.

O Dioquel dolce a Dio

che piangendo mi dissea cui piangendo

a Dio risposi anch'io

dehcome dala spoglia

l'anima non divise?

E come per gran doglia

la vita non uccise?

Alma e vita io non hopoichéperdendo

il mio dolce conforto

a Dio dirgli ho potutoe non son morto.

Morto non sono ed ardo

lontan dal foco miodal caro foco

di quel celeste sguardo.

E quanto è men dapresso

la fiamma ond'io languisco

dal grave incendio oppresso

più moro e 'ncenerisco.

Il focoahi noche per cangiar di loco

da me non si disgiunge;

sol la cagion del foco è da me lunge.

Tettogià lieto e fido

tempio del'idol miociel del mio sole

or solitario nido

spelunca abbandonata

di spavento e di morte

chiudichiudi l'entrata

dele dolenti porte;

tenebrosa magionmisera mole

cadi purcadiahi lasso

ch'al mio core è saetta ogni tuo sasso.

Balcon gradito e caro

che fosti già di più sereno die

oriente più chiaro

or fatto atro soggiorno

di notte oscura e mesta

serradeh serra al giorno

la finestra funesta;

chéqualor s'apre a queste luci mie

con spada di dolore

me n'apre un'altra in mezzo al petto Amore.

Cameretta fedele

già pacifico porto e dolce meta

dele mie stanche vele

or che battuto ondeggio

per l'onde e per gli scogli

poiché morir pur deggio

fra pianti e fra cordogli

chi mi cela il mio polo? e chi mi vieta

che morte e tomba almeno

non mi dian que' begli occhi e quel bel seno?

Lettodel mio diletto

felice un tempo albergoor del mio duolo

sconsolato ricetto

se sei purcome sembri

di me pietoso tanto

poich'accogli i miei membri

ed asciughi il mio pianto

pietà più non chegg'io; cheggioti solo

in questa notte oscura

che ti cangi di letto in sepoltura.

Specchioche ti specchiavi

nel sol del chiaro volto e nele stelle

de' begli occhi soavi

or di quel lume ardente

vedovato ed oscuro

ben sei cristallo algente

anzi diamante duro

se per più non stampar luci men belle

di quelle onde sei privo

non distempri il tuo ghiaccio in pianto vivo.

Candido eburneo rastro

non ch'agguagli però dela man bianca

l'animato alabastro

tu che soleviarando

i solchi dei bel crine

l'oro gir coltivando

dele fila divine

ahi come sonoor ch'ogni ben ti manca

i tuoi minuti denti

sol per mordermi il cor fatti pungenti!

Acque felici e chiare

cui d'esser tributario ebbe più volte

ambizione il mare;

in cui vivono ancora

le faville amorose

di quel sol che talora

ne' vostri umor s'ascose;

dehperché non struggeteinun raccolte

accresciute dal'onde

dele lagrime miel'infauste sponde?

Aria pura e gentile

fatta serena già da sì bei rai

non avrai dunque a vile

ch'altro pettoaltro fiato

di te viva e respiri?

Terren sacro e beato

non sdegni e non t'adiri

ch'altro men vago piè ti calchi mai

quando ancora si serba

dele bell'orme in te fiorita l'erba?

Musici arnesie voi

che talor l'angel mio trattar solea

dolci trastulli suoi

che sua mercé rendeste

angelica armonia

senza la man celeste

di voilassiche fia?

Poscia che così vuol fortuna rea

omai le vostre tempre

ché non sciogliete? o non piangete sempre?

Ma tu perché non torni

o sol degli occhi miei?

Debche fai? chi t'accoglie? e dove sei?

 

30 - Sogno

È sogno o ver? Se sognoahichi depinge

viva la bella imagine ala mente?

Come fiamma sì lucida e sì ardente

gelid'ombra notturna esprime e finge?

S'è verqual lieta stella or la sospinge

cortese a consolar questo dolente?

Da qual nova pietà mossa repente

la sua man mi distende e la mia stringe?

Questo è pur il mio soll'idolo mio;

è pur la bianca man questa ch'io veggio.

lo la toccoio la bacio. lo son pur io.

Ciò che seivero o sognoaltro non cheggio.

Se sei veroè già pago il gran desio

e se sei sognoio volentier vaneggio.

 

31 - Sogno

In sogno ancora (Amorche puoi più farmi?)

gioco mi fai del tuo spietato impero.

Ecco coleiche già mi sparveapparmi

in dolce atto vezzoso e lusinghiero.

Com'esser può che possa il sonno darmi

quel che 'n vigilia poi mi nega il vero?

Che mi conceda or tu quelche mostrarmi

non ardì mai l'adulator pensiero?

Ma se ben erro ed insensibil giaccio

quanti oggetti più cari il senso formi

non vaglion l'ombra del'error ch'abbraccio.

Ahiben vegg'io che mentre in grembo a tormi

viene il riposo ed io gli dormo in braccio

vegghia il mio incendioe tu crudel non dormi.

 

32 - Sogno

Vien la mia donna in su la notte ombrosa

qual suole apunto il mio pensier formarla

e qual col rozzo stil tento ritrarla

ma qual mai non la vidi a me pietosa.

"Pon freno al piantoe pace sperae posa

o mio fedelche tempo è da sperarla"

sorridendo mi dicee mentre parla

m'offre del labro l'animata rosa.

Allor la bacio: ella ribacia e sugge;

lassoma 'l bacio in nulla ecco si scioglie

e con la gioia insieme il sonno fugge.

Or qualperfido Amorfra tante doglie

deggio attender mercé da chi mi strugge

se i mentiti diletti anco mi toglie?

 

33 - Giuoco di dadi

Stiamo a veder di quante palme adorna

sen vadaAmorla man leggiadra e bianca

mentre del mobil dado ardita e franca

travolge i punti e fa guizzar le corna.

L'aggirail mesceil traggeindi il distorna

né d'agitarlo e scoterlo si stanca;

e dala destra intanto e dala manca

stuolo aversario e spettator soggiorna.

Posto è in disparteal vincitor mercede

cumulo d'oro; e variar più volte

sorte il minuto avorio ognor si vede.

Felici in sì bell'urna ossa raccolte

perché pur ale mie non si concede

in sì terso alabastro esser sepolte?

 

34 - Giuoco di primiera

Con venti e venti effigiate carte

(armi del'Ozio) il sol de' miei pensieri

esercitando gìa fra tre guerrieri

in domestico agon scherzi di Marte.

L'accoglieanle spendean confuse e sparte

fatti di cieca dea campioni alteri

e con assalti or simulati or veri

or schernian l'arteor si schermian con l'arte.

Quando ver me volgendo il guardo pio

(e gliele diè di propria mano Amore)

quattro ne prese il bell'idolo mio.

V'era col quadro e con la picca il fiore

il cor non v'era già; ma gli died'io

(per farlo apien vittorioso) il core.

 

35 - Giuoco di pallone. Per una donna

Globbo gravido d'aure al ciel sospinto

ferir con cavo legnoil volto e 'l crine

sparso di vive fiamme e vive brine

veggio scherzando il mio novel Giacinto

ecrudel fra gli scherzial gioco accinto

ma più molto ale stragiale rapine

strugger mill'almee di chi vince alfine

trionfar vincitoree vincer vinto.

E mentrequasi un ciel ch'avampi e scocchi

battendo il lieve suo volubil pondo

tuona col braccio e folgora con gli occhi

pardegli strazi suoi lieto e giocondo

o la man vagao 'l piè leggiadro il tocchi

gioir percosso e ripercosso il mondo.

 

36 - Giuoco di racchetta. Per la medesima

Quasi in campo di Martein chiuso loco

contro mi vien di rete e d'arco armato

non ignudonon cieco e non alato

il mio novello Amoreil mio bel foco.

Già mi saettae contrastar val poco

emulo del bel visoil braccio amato.

Già m'imprigionae misero e beato

perdo in un punto stesso il core e 'l gioco.

Fuggitivo il mio corquasi farfalla

intorno alo splendor del caro oggetto

vola al volar dela volubil palla.

E quanti colpi intanto il mio diletto

m'aventa con la manche mai non falla

tanti fa nodi al'alma e piaghe al petto.

 

37 - Canto

O voiche lieti ove vi spinge e mena

in mal secura nave aura seconda

l'infido marche tanti legni affonda

ite solcando d'una in altra arena

di questa bella e micidial sirena

fuggite il canto inver la destra sponda:

cantocui par non ha la terra o l'onda

dala riva d'Eurota ala tirrena.

Purse 'l ciel mai vi guida al dolce loco

con greco ingegnoove lusinga amore

chiudete il varco al'armonia di foco.

Ma di fral cera a sì possente ardore

l'orecchio armar che vals'anco val poco

armar di smalto adamantino il core?

 

38 - Bella cantatrice

O bella incantatrice

quel tuo sì dolce canto

dolce canto non èma dolce incanto

nova magia d'Amornovella sorte

di far dolce la morte.

Allor la vita more

quando l'aura vital si manda fore

ma in alma innamorata

con quell'aura mortal Morte ha l'entrata.

 

39 - Bella cantatrice

Abbimusica bella

anzi musa novellaabbiti il vanto

dele due chiare cetre

che le piante moveanmovean le pietre.

Che val però col canto

vivificar le cose inanimate

se nel tuo vivo cor morta è pietate?

O chiario degni onori

porger l'anima ai tronchi e torla ai cori!

O belleo ricche palme

dando la vita ai sassiuccider l'alme!

 

40 - Pianto

Versar vid'io da' suoi begli occhi fore

la mia nemica lagrime dolenti

dentro i cui puri e lucidi torrenti

tutto s'immerse e si sommerse il core.

Nela sua cote a quel soave umore

le quadrella arrotava aspre e pungenti

equal vago augelletto a' giorni ardenti

scotea le piume e si lavava Amore.

Forse pietosa feritrice e vaga

volse del pettoche trafisse a torto

con l'armionde l'aprìchiuder la piaga.

Dispietata pietàtardo conforto:

nova serpe d'Egitto il cor m'impiaga

e piagne il mio morir poiché m'ha morto.

 

41 - Pianto

O qualio quali io sento

angelici spirar celesti odori

mentre veggio tra' fiori

di due piagge animate

tenera distillar pioggia d'argento.

O lagrime odorate

lagrime voi non giàma preziose

acque d'angeli sieteacque di rose.

 

42 - Madonna chiede versi di baci

Le cartein ch'io primier scrissi e mostrai

l'arte del ben baciarLilla mi chiedi.

Ma di tantiche loro io già ne diedi

tu crudel pur un solo a me non dai.

Dehperché quei che'n lor baci stampai

stampar nel volto tuo non mi concedi?

E quel piacerche tu con gli occhi vedi

con la bocca sentire a me non fai?

Saprai qual sia maggior de' duo diletti

s'io di questi o di quei sia miglior fabro

e quai più dolci siengustati o letti.

lo volentier con porpora e cinabro

cangio un vil donse tu cangiar prometti

baci per versi e con un libro un labro.

 

43 - Piacere imperfetto

Alza costei dal fondo de' tormenti

dov'erger l'ali apena osan le voglie

promettendo conforto a tante doglie

le mie speranze debili e cadenti.

Ma come solche con suoi raggi ardenti

nube in alto solleva e poi la scioglie

repulsa allor mi dà quando m'accoglie

e i più lieti pensier fa più dolenti.

Lassoe perché con placid'aura e lieve

le mie vele omai stanche al porto alletta

se poi tra' flutti abbandonar mi deve?

Così suol giocatorche palla aspetta

per ribbatterla indietroe la riceve

sol per spingerla poi con maggior fretta.

 

44 - Nel medesimo suggetto

Il più mi dona e mi contende il meno

questa crudelche del giardin d'Amore

mi nega il frutto e mi concede il fiore

posto ai desir su 'l maggior corso il freno.

Desta la voglia e non l'appaga apieno

tempra la fiamma e non spegne l'ardore

m'alletta il senso e non mi sazia il core

m'accoglie in braccio e non mi vuole in seno.

O spietata pietàfiera bellezza

per cui more il piacerein fasce ucciso

apena natoin grembo ala dolcezza!

Così congiunto a leida lei diviso

povero possessor d'alta ricchezza

Tantalo fatto sono in paradiso.

 

45 - Trastulli estivi

Era nela stagion quando ha tra noi

più lunga vita il giorno

e l'ombra ai tronchi intorno

stende minori assai gli spazi suoi;

allor che 'l sol congiunto

con la stella che rugge

dal più sublime punto

saetta i campie i fiori uccide e strugge;

ed era l'ora apunto

quando con linea egual la rota ardente

tien fra l'orto il suo centro e l'occidente.

Io tutto acceso d'amoroso affetto

col cor tremante in seno

stavami in parte e pieno

di desirdi speranza e di diletto

gìa misurando l'ore

del mio promesso bene.

Fortunate dimore

onde poscia il piacer doppio diviene!

Son le tue gioieAmore

tanto bramate piùquanto più rare

tanto aspettate piùtanto più care.

Quinci con mente cupida e confusa

e gelava ed ardea;

dela finestra avea

l'una parte appannata e l'altra chiusa.

Qual suol lume che scende

torbido in folto bosco

o qual sul'alba splende

misto ala notte il dì tra chiaro e fosco

con tal luce s'attende

perché 'l rossor si celi e la paura

vergognosa fanciulla e mal secura.

Ed ecco allor soletta a me vid'io

venir Lilla la bella

Lilla la verginella

la mia fiammail mio soll'idolo mio.

Succinta gonna e breve

quasi al più chiaro cielo

nebbia sottile e lieve

ombra le fea d'un candidetto velo;

onde di viva neve

le membrach'onestà nasconde e chiude

eran pur ricoverte e parean nude.

Tra le braccia la strinsiin sen l'accolsi;

del'odorato lino

l'abito pellegrino

con frettolosa man le scinsi e sciolsi.

E benché frale spoglia

fusse fren maltenace

a sì rapida voglia

non fu però ch'io la sciogliessi in pace.

Sdegnoalterezza e doglia

ne' begli occhi mostrò; pugnòcontese:

dolci risseonte care e care offese.

Vidi per prova allorsì come e quanto

mal volentier contrasta

o ritrosetta o casta

verginee qual sia l'ira e quale il pianto.

Falso piantoira finta:

ancorché pugni e neghi

vuol pugnando esser vinta;

son le scaltre repulse inviti e preghi.

Di scorno il viso tinta

dar non vuol mai né tor la giovinetta

ciò che brama in suo corse non costretta.

Corsi ale labra equant'ardente ardito

con grata allornon grave

violenza soave

più d'un spirto gentil n'ebbi rapito.

E la bocca divina

pur contendente i baci

crucciosa ala rapina

gli prendea tronchi e gli rendea mordaci.

Ma chiunque destina

ai baci amorné varca oltra quel segno

quegli è de' baci stessi ancora indegno.

Qual mi fess'iociò ch'io scorgessi in lei

poiché le falde intatte

del'animato latte

si svelaroo beatiagli occhi miei

ridir né so né voglio.

Mille oltraggi diversi

da quel tenero orgoglio

mille ingiurie innocenti allor soffersi.

Maqual fra l'onde scoglio

alcuna parte dei mio seno ignudo

dala candida man mi facea scudo.

Lentato il morso al'avido desire

(o dolcezzeo bellezze

o bellezzeo dolcezze)

m'apersi il varco al'ultimo gioire.

Quivi a sfiorar m'accinsi

l'orto d'amor pian piano

e nel suo chiuso spinsi

l'ardita mia violatrice mano.

Dolce meco la strinsi

appellandola pur luce gradita

gioiasperanzacoreanima e vita.

"Che fai crudel?diceacrudel che fai?

Dunque meche t'adoro

del mio maggior tesoro

del maggior pregio impoverir vorrai?

Tu signor del volere

tu possessor del'alma

a che cerchi d'avere

dela parte più vil men degna palma?

Ahiper sozzo piacere

non curiingordo di furtive prede

di macchiar la mia fama e la tua fede?"

Tre volte a questo dir giunto assai presso

ale dolcezze estreme

qual'uom che brama e teme

fui de' conforti miei scarso a me stesso

edel suo duol pietoso

il mio piacer sostenni.

Pur del corso amoroso

ala meta soave al fin pervenni

ed al'impetuoso

desir cedendo il fren libero in tutto

colsi il suo fiore e de' miei pianti il frutto.

Ala piaga d'Amor cadde trafitta

evinta al dolce assalto

di bel purpureo smalto

rigò le piumeinun lieta ed afflitta.

Io vincitor guerriero

dela nemica essangue

quasi in trionfo altero

portai nel'armi e nele spoglie il sangue .

Così l'alato arciero

l'arsura in me temprò cocente e viva

dela fiamma amorosa e del'estiva.

Canzonlasciar intatta

da sé partire amata donna e bella

non cortesiama villania s'appella.

 

46 - Per la signora N. Vipereschi

Vipera miache di fin or lucenti

tergi le spoglie al sol del vero onore

a cui di spine cinto aspre e pungenti

fatto è siepe il mio petto e nido il core:

spirano i cari tuoi fiati innocenti

di grave fiamma invecearabo odore.

Sono i tuoi fischi angelici concenti

e 'l tuo veleno è nettare d'amore.

O per grazia del cielsì com'io lessi

ch'a Cadmo ed Ermion fu dato in sorte

anch'io cangiarmi in aspido potessi

ché s'ambo un nodo poi tenace e forte

n'unisseed io baciassie tu mordessi

chi da più dolci morsi ebbe la morte?

 

47 - Pendenti in forma di serpi

Quegli aspidi lucenti

che d'oro e smalto in picciol orbe attorti

dal'orecchie pendenti

vaga Lillatu porti

dimmiche voglion dir? Sì sìt'intendo:

son dele pene altrui crude ed indegne

misteriose insegne

chéqual aspe mordendo

cruda ferisci altruisorda non senti

preghipianti o lamenti.

 

48 - Treccia riccamata di perle

Questo bel crine aurato

prezzo del mio dolore

ritegno del mio core

dele lagrime mie tutto fregiato

fu già tuo laccioor è mio donoAmore.

Ecco ch'io 'l bacio e godo

e del mio ricco nodo

movo invidia agli amantie dico altrui:

"Vedete l'oro onde comprato io fui".

 

49 - Di Ravenna. Al sig. cavalier Andrea Barbazza

Barbazzaio mi son qui dove ristagna

l'onda nel pian che paludoso e molle

infra 'l Ronco e 'l Monton le sacre zolle

più di sangue che d'acqua impingua e bagna.

Ma del mio corche senza te si lagna

non affrena già 'l volo o selva o colle

né da tedi cui solo avampa e bolle

tanto tratto di ciel mai lo scompagna.

Qui però duro intoppo il piè ritiene

né mai luce di sol che non sia negra

porta l'ore per me poco serene.

Così passo la vita afflitta ed egra

e così sempre fia se'n te non viene

la metà di quest'alma a farsi integra.

 

50 - Al sig. Rafaello Rabbia

Rabbiaio men vò lungo il castalio rivo

qual già l'ebrea famelica e mendica

dietro ai cultor del'eloquenza antica

per lo campo latino e per l'argivo.

E mentre d'Israel la strage scrivo

altro frutto non ho di mia fatica

che qualche bella e preziosa spica

lor caduta di senraccor furtivo.

Ma la messe miglior recide e rade

la falce sì de' duo toscani illustri

ch'omai poco per me n'avanza o cade.

Pur men'andrò fra metidori industri

dopo costorse non ariste e biade

solo cogliendo almen rose e ligustri.